donna degli altri e le loro proprietà. L’elevatezza della richiesta morale dei comandamenti ben si accordava con i migliori esempi degli avi, con le migliori virtù militari, e soprattutto con l’intimo orientamento del suo cuore. La spiegazione del mondo che dava la Scrittura gli sembrava più logica, più bella e più grande. Niente liti tra gli dei per generare il mondo, né miti inverosimili per dare un senso ai più profondi misteri. Un unico Dio che fece tutto e vide che era buono, che era tutto molto bello; un uomo e una donna che gli disobbedirono e la morte che entrò nel mondo, e i tentativi di Dio sempre più intensi per venire a salvarci. Come appariva tutto più comprensibile, più vicino a noi. La preghiera del popolo d’Israele gli pareva così sublime, che non aveva esitato a mandare i suoi uomini e il
suo denaro per costruire la sinagoga (cfr Lc 7,5). Rispettava la loro religione e in fondo al cuore la invidiava, sperava di poter un giorno, liberato dal servizio dell’ imperatore, abbracciarla come proselito. Come centurione di stanza a Cafarnao era l’autorità militare più elevata del luogo. Aveva ricevuto rapporti immediati su quel Gesù di Nazareth, su quello che diceva, le guarigioni che operava, e quel che diceva la gente di lui. Voleva bene a quel servo come a un figlio e gli era profondamente grato per la costante dedizione con cui gli aveva risolto tanti problemi. Ora quella malattia, quell’immobilità, quel male terribile che nessun rimedio riusciva a lenire, gli stringevano il cuore. Il ricordo di Gesù di Nazareth gli riaccese la speranza. Se tornasse a Cafarnao! Sapeva che per gli ebrei entrare in casa di un pagano significava contrarre impurità. Non voleva mettere in difficoltà il Maestro. Aveva letto la Scrittura e aveva pensato io non farò come Naaman il siro che voleva che Eliseo profeta facesse grandi gesti sulla sua lebbra: so che non è necessario che il Maestro venga nella mia casa, gli dirò: basta che tu dica una parola, non è necessario vedere e toccare per guarire, per chi è dalla parte di Dio. Così appena corse la voce che Gesù era tornato in città, si presentò da lui. Gli disse la verità del fatto. Sapeva da uomo concreto e fattivo che sarebbe bastato. La reazione di Gesù fu immediata : “Verrò e lo guarirò”. Gesù che è sempre sensibile alla richiesta di aiuto, in questa circostanza manifesta una totale disponibilità. Come se anche lui fosse agli ordini del centurione: basta un suo cenno. E’ una autorità del luogo, che chiede il suo aiuto. L’autorità è un ruolo che “ viene dall’alto”. Gesù è colpito perché questa persona non chiede per sé, ma per il suo servo a cui vuole molto bene. E’ una relazione non più padronale ma paterna, nella quale Gesù vede un’ immagine di quello che sarà il suo rapporto con i discepoli a cui dirà: “ non vi chiamo più servi, ma amici “ . Gesù scorge in lui la primizia della diffusione del vangelo tra le genti pagane. Il centurione di Cafarnao ha le caratteristiche giuste per essere il primo fra i non appartenenti al popolo d’ Israele a ottenere direttamente da Gesù una grazia di guarigione e una maturazione della fede in Lui come figlio di Dio e salvatore del mondo, per sé, per i familiari, per il servo, per gli amici e anche per qualcuno tra i soldati. E’ una persona che sa amare. Vuole molto bene al suo servo e ama il popolo di Israele. Sa voler bene alle persone a lui sottoposte. Esercita l’ autorità come Dio vuole. Sa voler bene al servo e sa comandare e sa ottenere dai suoi sottoposti un’obbedienza filiale. Questa è la giusta autorità, nella mente di Dio. Crede più di ogni altro e prima di ogni altro che Gesù è tra noi in obbedienza ad un mandato del Padre. Gesù è colpito dalla sua fede, in Israele non l’ha mai trovata così grande. Gli risponde: sia fatto per te come hai creduto. Guarisce il servo per lui, per la sua fede. Gesù obbedisce alla sua prima richiesta e anche alla seconda: sulla guarigione e sulla modalità. Da queste persone con autorità Gesù si lascia comandare: si faccia come loro preferiscono. Sa che poi il centurione gli risponderà con una adesione totale di fede in lui. Lo tratta da centurione esperto, da autorità buona e da credente neofita. Lo mette subito come modello di fede a tutto Israele. Ai suoi discepoli. Fa capire che la fede in lui non avrà confini. Nel centurione vede popoli interi che avranno fede in Lui, in oriente e in occidente, e che prenderanno il posto dei figli del regno. Che ripeteranno, prima di ricevere l’Eucaristia, l’atto di fede del centurione.