Commento al Vangelo della seconda domenica di Avvento (anno B)
Nella seconda Domenica d’avvento (anno B) leggiamo l’inizio del Vangelo di Marco, con la testimonianza di Giovanni su Gesù e sulla differenza tra il suo battesimo e quello di Gesù.
Nella seconda Domenica d’avvento (anno B) leggiamo l’inizio del Vangelo di Marco, con la testimonianza di Giovanni su Gesù e sulla differenza tra il suo battesimo e quello di Gesù.
È stato molto istruttivo per me cercare di capire il significato di questa denominazione che diamo a Maria nelle litanie lauretane.
Attualmente c’è a Gerusalemme un luogo denominato Torre di Davide, ma è successivo all’epoca nella quale fu scritto il Cantico dei Cantici: è un’antica cittadella situata vicino alla Porta di Giaffa, uno degli ingressi alla Città Vecchia di Gerusalemme, costruita nel II secolo a.C. per rafforzare un punto debole delle fortificazioni strategiche della Città Vecchia. In seguito fu distrutta e ricostruita, varie volte.
Domenica 29 novembre 2020 comincia l’avvento nel rito Romano con le letture dell’anno B, e nella messa leggiamo la parabola di Marco sulla vigilanza.
“Rosa” è come un secondo nome di Maria, dai molteplici significati, tutti belli. “Mistica” dice le immense grazie che Dio le ha dato.
Nel rito romano la domenica XXXIV del tempo ordinario è dedicata alla solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Nella messa dell’anno A leggiamo il vangelo di Matteo con il discorso di Gesù sul giudizio universale, che abbiamo applicato alle domeniche precedenti come chiave di lettura delle parabole delle vergini e dell’olio e di quella dei talenti fatti fruttare o no. Sono parole che piace molto citare a Papa Francesco in quanto paradigma essenziale per comprendere la vita cristiana.
Maria è “dimora tutta consacrata a Dio” ma proprio per questo è completamente dedita a tutti e a ciascuno dei suoi figli.
Nella domenica XXXIII dell’anno A leggiamo la parabola dei talenti dal vangelo di Matteo. Molto ricca di spunti per la nostra vita.
Per entrare nel significato di questa litania, richiamo “il tabernacolo” – cioè la tenda della presenza di Dio costruita da Mosè su indicazioni ricevute direttamente da Dio – e la domanda dei primi discepoli nel vangelo di Giovanni: “Maestro, dove dimori?”
Nella trentaduesima domenica dell’anno A, terzultima domenica dell’anno, leggiamo la parabola delle dieci vergini con olio o senza olio.
Se non si comprende bene cosa può rappresentare l’olio, la parabola diventa difficile da capire… sembrerebbe proporre un esempio di egoismo e di rigidità.
Se invece si interpreta l’olio come l’amore vissuto lungo la vita, la parabola acquista un valore inestimabile ai nostri occhi, valorizzando ai fini della vita eterna ogni nostro piccolo gesto d’amore.
Nel rileggere il mio commento a questa litania mariana, mi sono accorto che, dopo aver citato alcune frasi della scrittura relative all’inabitazione dello Spirito Santo nell’anima del cristiano, sono passato alle frasi relative alla presenza dello Spirito Santo in Maria, sia nell’Incarnazione del Verbo che nella sua prima manifestazione a Elisabetta.