Commento al Vangelo seconda domenica di quaresima (anno B)
Nel Vangelo della seconda domenica di Quaresima si contempla il mistero della trasfigurazione del Signore.
Quest’anno lo leggiamo nel racconto del vangelo di Marco.
Nel Vangelo della seconda domenica di Quaresima si contempla il mistero della trasfigurazione del Signore.
Quest’anno lo leggiamo nel racconto del vangelo di Marco.
L’angelo Gabriele fu affascinato dalla disponibilità di Maria al piano di Dio che lui le aveva proposto. Lei gli fece una sola domanda e le era
stata sufficiente una risposta concisa.
Durante la sua vita gli angeli custodiscono le sue giornate, proteggono la sua storia e i suoi cari.
Il quarto dolore e gioia di san Giuseppe che si può meditare nella quarta domenica delle sette che precedono la sua festa, riguarda l’episodio della presentazione di Gesù al tempio quaranta giorni dopo la nascita, che nella liturgia si festeggia appunto il 2 febbraio, 40 giorni dopo il 25 dicembre.
Nella prima domenica di quaresima si leggono le tentazioni di Gesù nel deserto. Nell’anno B leggiamo il brevissimo resoconto di Marco sul periodo nel deserto di Gesù, e poi l’inizio della sua predicazione.
“La cananea ai piedi di Gesù pronuncia la preghiera più semplice e struggente: “Signore, aiutami!”. Gesù da bambino avrà chiesto tante volte: «Mamma, aiutami!». E Maria lo avrà aiutato spesso anche senza che lui glielo chiedesse. Nella vita pubblica, Maria lo ha aiutato, insieme alle donne che lo seguivano e «lo servivano con i loro beni», fino all’aiuto supremo, sotto la croce.”
Il terzo dolore e gioia della vita di san Giuseppe nella devozione tradizionale, che possiamo considerare nella terza domenica in preparazione alla sua festa, è legato a ciò che accadde otto giorni dopo la nascita, con il rito della circoncisione.
Quel primo dolore fisico provato da Gesù neonato ha fatto soffrire tanto Giuseppe, ma in quella stessa circostanze lui gli ha posto il nome, come l’angelo in sogno gli aveva comandato, e questo gesto che assicurava davanti alla legge la sua paternità fu fonte di gioia.
Nella sesta domenica del tempo ordinario dell’anno B ci viene proposto nella lettura del Vangelo, la guarigione del lebbroso dal vangelo di Marco.
Il motivo per cui Gesù poi non poteva entrare in una città non viene spiegato dal vangelo, e se non si ha presente la legge di Mosè sui lebbrosi si potrebbe pensare che fosse un modo di sottrarsi alle folle a motivo della fama di taumaturgo, ma non è questo il motivo.
“È Dio che consola il suo popolo e i suoi figli, ma sa che le madri sono esperte nel consolare. Sceglie per sé una madre e ce la dona perché ci possa consolare. Maria ha consolato Zaccaria nel suo mutismo, e Giuseppe nel viaggio verso Betlemme e in fuga verso l’Egitto…”
Nella seconda domenica di devozione a San Giuseppe contempliamo un’altra coppia di dolore e gioia come facce di una stessa moneta.
Nella nascita di Gesù a Betlemme, l’angoscia di non trovare posto e dover preparare un posto di fortuna si unisce alla gioia ineffabile del nascita del Figlio di Dio.
Proseguiamo nella V^ domenica del tempo ordinario la lettura del Vangelo di Marco, con la guarigione della suocera di Pietro e, alla sera di quel sabato, di tanti malati che accorrevano a lui.