Commento al Vangelo domenica della Pentecoste anno B
Nella domenica della Pentecoste dell’anno B, leggiamo due rivelazioni del Paràclito prese dal vangelo di Giovanni. In entrambe è chiamato da Gesù “Spirito della verità”.
Nella domenica della Pentecoste dell’anno B, leggiamo due rivelazioni del Paràclito prese dal vangelo di Giovanni. In entrambe è chiamato da Gesù “Spirito della verità”.
Nel commento a questa litania offro qualche risvolto biblico sulla vita di Maria, cito l’origine storica di questa litania che risale a Benedetto XV nel 1917, in piena prima guerra mondiale, che forse anche grazie alla preghiera alla Regina della pace si concluse l’anno dopo.
E suggerisco intenzioni sulla pace nei vari ambienti.
Nella solennità dell’Ascensione nella prima lettura si legge sempre – negli anni A, B e C – il racconto dell’Ascensione che Luca riporta nel libro degli Atti. Il Vangelo poi è rispettivamente quello di Matteo, Marco e Luca. Quest’anno leggiamo Marco. Nel mio commento mi soffermo prima sul racconto degli Atti e poi su quello di Marco.
È una delle litanie più recenti, a parte le tre inserite da Papa Francesco.
Per illustrarla richiamo alcuni dati biblici sulla dimensione familiare della vita di Maria e poi ricordo la storia di questo inserimento: “Nel 1994-1995 a Loreto si festeggiava il VII° centenario dell’arrivo della Santa Casa.
Mons. Pasquale Macchi, Arcivescovo di Loreto, scrisse a Giovanni Paolo II chiedendogli di inserire questa invocazione nelle litanie di Loreto, su suggerimento di tante persone.
Il 31 dicembre del 1995, festa della Santa Famiglia, il card. Javierre Ortas prefetto della Congregazione per il culto divino invia una lettera ai presidenti delle Conferenze Episcopali nella quale comunica che Giovanni Paolo II aveva disposto di inserire l’invocazione Regina della famiglia dopo Regina del Rosario e prima di Regina della pace”.
Nella VI domenica di Pasqua, leggiamo una parte dell’incontro di Pietro con il centurione Cornelio della coorte italica, dunque proveniente dalla nostra penisola. L’episodio è messo in collegamento con la prima lettera di Giovanni dove riceviamo la sublime rivelazione che “Dio è amore” e con la seconda formulazione del comandamento nuovo dell’amore. Le tre letture domenicali sono molto collegate tra di loro.
Quando ho mandato in redazione questo commento non si sapeva ancora dell’intenzione del Papa di promuovere un maggio del Rosario per tutto il mondo per chiedere a Maria di liberarci dalla pandemia.
Scrivevo dunque così: “È Regina di questa preghiera, perché l’ha ispirata, la raccomanda nelle sue apparizioni, e perché porta davanti a Dio tutte le lodi, i ringraziamenti e le richieste che le arrivano da noi attraverso il Rosario. È Regina perché grazie a questa preghiera il Regno di suo Figlio si diffonde e viene protetto dalle varie insidie”.
Nella quinta domenica di Pasqua dell’anno B leggiamo un passo del discorso della vite e dei tralci, dal capitolo 15esimo di Giovanni, dove è molto frequente la presenza del verbo menein, cioè rimanere, dimorare.
Se mettiamo questo verbo in relazione alla domanda dei primi due discepoli al capitolo primo (“Rabbì, dove dimori?”) e lo traduciamo allo stesso modo con “dimorare”, otteniamo una luce particolare su ciò che Gesù ci rivela: ci sta dicendo dove davvero abita e dove lo possiamo trovare per stare tutto il giorno con lui.
Leggiamo nell’Apocalisse: «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle».
È l’immagine della Scrittura che più si avvicina al mistero dell’Assunzione, ma non è sufficiente a determinare quella verità della fede.
In questo commento faccio un brevissimo riassunto di come sia cresciuta nella Chiesa, lungo la storia, la convinzione che Maria fosse stata assunta in cielo.
La quarta domenica di pasqua è denominata “La domenica del buon pastore”, perché nei tre anni A, B e C, si leggono passi diversi del capitolo 10 di san Giovanni incentrato sui discorsi di Gesù su di sé come buon pastore del gregge.
Sull’Immacolata concezione di Maria vi sono alcuni equivoci popolari.
Il più diffuso è la confusione di chi pensa che con “Immacolata concezione” ci si riferisca al concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria, quando invece ci riferiamo al concepimento di Maria nel seno di sua madre, con il quale cominciò a vivere piena di grazia divina fin dal primo momento, quindi senza quella assenza di grazia a causa del peccato originale che si trasmette nella generazione umana.