Prima domenica di Avvento anno B
Domenica 29 novembre 2020 comincia l’avvento nel rito Romano con le letture dell’anno B, e nella messa leggiamo la parabola di Marco sulla vigilanza.
Mc 13, 33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
“Fate attenzione, vegliate”.
Così comincia l’ultimo passo del discorso escatologico di Gesù, del capitolo tredicesimo di Marco. Il discorso inizia con due dialoghi in due luoghi diversi.
Gesù sta uscendo dal tempio e uno dei suoi discepoli, di cui non viene detto il nome, esclama ammirato: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni”. Gesù non lo segue nel suo entusiasmo ma gli risponde con la profezia sulla distruzione del tempio: “Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta”.
Subito dopo vediamo Gesù sul monte degli ulivi, “seduto di fronte al tempio”. Colpiti dalle parole di Gesù, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea, i primi che avevano seguito Gesù, dopo il suo battesimo e la cattura di Giovanni Battista (cfr Mc 1,16-20) lo prendono in disparte, hanno confidenza, e gli chiedono: “Dì a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?”.
Gesù parla loro di molte cose che avverranno: persecuzioni dei credenti, l’abominio della devastazione, scenari della distruzione di Gerusalemme e parole che descrivono la seconda venuta di Cristo e il giudizio finale, la cui ora non è conosciuta dagli angeli né dal Figlio, solo dal Padre.
Alla fine Gesù dice ai quattro discepoli: “Fate attenzione, vegliate” ma specifica che lo dice “a tutti”, non solo a loro quattro: vegliate!
Per rafforzare il suo messaggio e lasciarlo impresso nella memoria, narra la parabola di un uomo che ha lasciato la propria casa, e ha dato il potere ai suoi servi: a ognuno il suo compito e al portiere in particolare viene affidato il compito di custodire l’ingresso. Si intravede in filigrana la comunità ecclesiale, ciascuno con i suoi compiti e i carismi diversi.
L’importanza dunque del compito ricevuto Dio in questa vita, che ha importanti riflessi sulla vita eterna, che occorre continuare a portare avanti. Siamo chiamati a lavorare nella sua casa, a compiere la mansione ricevuta.
Gli ebrei conoscevano tre veglie notturne, ma Marco cita le quattro veglie dei romani, i fedeli che ascoltavano la predicazione di Pietro, che è la fonte del vangelo di Marco. A quei lettori Marco si rivolge: “voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”.
Gesù ci chiede di fare attenzione e di vegliare perché quando ci chiamerà al termine della vita e quando tornerà nella sua seconda venuta, ci vuole trovare svegli, che significa preparati e pronti.
Ci richiama a fare attenzione al soffio dello Spirito e alle persone da aiutare.
Occorre vegliare per non essere impreparati al futuro della vita e alla vita eterna.
Le quattro veglie ci possono suggerire una preghiera distribuita in momenti diversi del giorno, come una sorta di alimentazione spirituale, che, come l’alimentazione materiale, ha bisogno di piccole quantità distribuite lungo il giorno.
Solo come esempio del tutto ipotetico e intercambiabile: l’offerta delle azioni e le preghiere del mattino (al canto del gallo), l’Eucaristia (al mattino), il rosario (alla sera) e prima di coricarsi (a mezzanotte) un breve esame di coscienza con le preghiere della sera.
Chi fa esperienze simili e vive appuntamenti di preghiera lungo il giorno, si accorge che è più facile orientare la propria vita a Cristo, quotidianamente, che è il senso profondo del “vegliare” che raccomanda Gesù, del non farsi distrarre dalle questioni secondarie dell’esistenza rispetto agli obbiettivi importanti della vita.
Dopo questa parabola Marco passa a raccontare i fatti della passione di Cristo: l’unzione di Betania, l’istituzione dell’Eucaristia e poi la preghiera nel podere chiamato Getzemani, sul monte degli Ulivi.
Osserviamo bene cosa successe lì e ricordiamo che sono passati solo pochi giorni da quella parabola sulla vigilanza: “Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».”
La richiesta di vegliare con lui è stata disattesa, non ce l’hanno fatta.
Pensate: eppure Gesù è con loro e soffre terribilmente, è lui che chiede.
Forse per loro è troppo, si erano sempre appoggiati su di lui e sulla sua preghiera, non riescono ad assimilare che ora sono loro che devono aiutare lui con la loro preghiera e vigilanza. Sono vinti dal sonno della stanchezza e che è anche un sonno di allontanamento dal dolore.
Agli apostoli andò così, alla prima prova vera di vigilanza, fallirono.
Allora noi siamo incoraggiati a chiedere la loro intercessione: Pietro, Giacomo e Giovanni, aiutateci a chiedere al Signore la grazia di non scoraggiarci per i nostri sonni e le nostre paure, a ricominciare a provare a fare compagnia a Gesù nella preghiera, a vegliare in questo tempo d’Avvento.