Il Sacro Cuore di Gesù è una solennità bellissima, ma si celebra di venerdì e forse molti credenti se la perdono perché è feriale e con il lavoro non è facile andare a Messa.
Per chi riesce e per chi non riesce ad andare a Messa oggi, ecco un mio breve commento alla liturgia della parola di questa festa.
Mt 11,25-30
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Celebriamo il mistero dell’infinito amore di Dio da cui noi e tutto proviene, racchiuso nella capacità umana di amare che è il cuore di Cristo.
Guardare e immergersi nell’infinito amore del cuore di Cristo ci porta a sentirci capaci di essere amati da questo amore infinito e di diffondere a nostra volta questo amore che ci ama e che è riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo.
Celebriamo la Messa e ascoltiamo la parola di Dio dalla prima lettera di Giovanni: “Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.(…) E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.”.
Poi ascoltiamo il Vangelo di Matteo e l’orazione intima di Gesù con il Padre che svela le profondità del suo cuore: “In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.”
Colleghiamo una parola all’altra: il contenuto di ciò che Giovanni scrive nella sua lettera sono proprio le cose nascoste a sapienti e intelligenti e rivelate ai piccoli.
L’improvviso inno di giubilo del cuore di Cristo che leggiamo nel Vangelo avviene subito dopo che si era lamentato di quella generazione che non ha accolto Giovanni perché non mangiava e non beveva e non ha accolto lui perché mangia e beve.
E dopo il lamento sulle città che non si erano convertite nonostante i prodigi da lui compiuti.
Nel cuore di Cristo ci sono amarezze e gioie: è un cuore umano come il nostro.
Ma dopo le amarezze, nel suo dialogo con il Padre, risplende la gioia per i piccoli che lo hanno accolto e hanno creduto in Lui.
La prima è stata Maria sua madre.
Gesù si commuove e il suo cuore si manifesta nella sua apertura totale e invita tutti ad andare da lui, anche gli abitanti di quelle città ingrate e i critici sul suo modo di mangiare e bere e amare le cose del mondo.
Tutti da lui per divenire piccoli e tornare a pronunciare come i bambini, insieme con lui: Abbà, Padre, ti benedico!
La sapienza e l’intelligenza possono inorgoglire, gonfiare, come insegna san Paolo e renderci impermeabili agli inviti di Dio.
Ma il Figlio ci può rivelare il Padre e ci dà la formula per entrare nel suo cuore: approfittare della nostra stanchezza e del peso della vita e rifugiarci in lui per trovare riposo.
Anche la stanchezza che l’orgoglio dell’intelligenza provoca può diventare rimedio se ci getta nel suo cuore per trovare il suo ristoro, e tornare ad imparare da lui e ricevere da lui mitezza e umiltà.