Commento al Vangelo della domenica della Santissima Trinità (A)
Il vangelo di questa domenica è molto breve. Il riferimento alla prima e alla seconda lettura mi aiuta a mettere in evidenza che nella Trinità contempliamo Dio che è amore.
Gv 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Nella domenica della Santissima Trinità leggiamo dal libro dell’Esodo: “In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Dio rivela a Mosè, ancora una volta, il suo nome. Nel roveto ardente il suo nome era: “Io sono colui che sono, colui che ti sta accanto”.
Adesso il suo nome è: “Io sono misericordioso, lento all’ira e ricco di amore”.
Comincia già allora la rivelazione che in pienezza Gesù rivelerà con la sua vita e che Giovanni esprimerà cosi: Dio è amore.
Per questo Paolo può incoraggiare gli Efesini: “Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.“.
Un’esplosione di gioia e di certezza invade la prima comunità dei credenti che hanno fatto l’esperienza viva dello Spirito Santo, dell’amore di Dio donato a loro.
Li avvolge la famiglia di Dio Trinità che li ha invitati: la grazia di Cristo, l’amore del Padre e la comunione dello Spirito è con loro.
La comunione: l’amore di Dio percepito che dà frutto di comunione anche con i fratelli.
Nel vangelo leggiamo solo un piccolo brano del discorso di Gesù con Nicodemo. Dello Spirito aveva parlato all’inizio del loro incontro: «in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.(…) Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
E Nicodemo non capiva, allora Gesù dopo avergli parlato dello Spirito gli parla di sé: Il Figlio dell’uomo è disceso dal cielo e deve essere innalzato come il serpente di Mosè, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Poi del Padre e del suo amore: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.”.
Lo Spirito, il Figlio e il Padre.
Dio che è amore in sé, ha tanto amato il mondo da dare il suo unigenito, e il suo Spirito. Cioè ha dato se stesso.
Come diceva provocatoriamente Kierkegaard: “non importa sapere che Dio esiste, importa sapere che è amore”.