Le litanie lauretane-10
Il termine “Theotokos”, ovvero Madre di Dio, secondo l’autorevole mariologo Stefano De Fiores (Maria. Nuovissimo Dizionario, pag. 1624), entra nell’uso di ben 70 autori che scrivono prima del Concilio di Efeso (431) .
Questo Concilio però riconosce ufficialmente che si può chiamare Maria “Madre di Dio” dopo l’aspro dibattito teologico innescato a Costantinopoli dal nuovo patriarca Nestorio, che non ritiene corretto chiamarla così, perché sostiene che la natura umana e quella divina di Cristo si uniscano in lui per modo di “inabitazione” o unione morale.
Nel Concilio di Efeso, convocato dall’imperatore d’oriente Teodosio II d’accordo con l’imperatore d’occidente Valentiniano III, Cirillo d’Alessandria, incaricato da papa Celestino, fa approvare come valida per l’insegnamento della Chiesa la sua Epistola dogmatica, dove si ribadisce che le due nature umana e divina di Cristo sono unite nella sua persona.
Sua Madre lo genera secondo la natura umana, ma colui che è generato da lei e che nasce da lei, fin dal primo istante possiede entrambe le nature.
Per questo si può legittimamente chiamare Maria “Madre di Dio”.
Così ancora oggi noi la invochiamo nella seconda delle litanie lauretane che si rivolgono a Lei e di cui offro un breve commento nel numero 19 di Maria con te, in edicola dal 7 maggio 2020.
Leggi o scarica La voce del Rosario, “Santa Madre di Dio” (Maria con te, n. 19 – 2020)