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MARIA ALL’INIZIO DELLA FEDE. LA VOCAZIONE E LA SPERANZA

Omelie di don Matteo Fabbri per la Novena dell’Immacolata. Duomo di Milano 29 novembre-7 dicembre 2012. 2°giorno: 30 novembre, Festa di sant’Andrea Apostolo.
Sia lodato Gesù Cristo!
         “Mentre camminava lungo il mare di Galilea, il Signore vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea sua fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini[1].
Troviamo una perfetta corrispondenza tra quanto ieri, nel cominciare questa nostra Novena, abbiamo detto sulla fede, e queste parole, imperiose, sorprendenti, di Gesù. La fede, anche quella della Madonna, è sempre incontro personale con Cristo, e, insieme, cammino che dura la vita intera. La fede è risposta. Risposta a Dio che ci viene incontro, risposta all’appello di Gesù che bussa al cuore di ciascuno di noi.
Come Pietro e Andrea, e dopo di loro milioni di nostri fratelli e sorelle nella fede, anche per me e per te, la vita è semplicemente questo: corrispondenza alla vocazione personale. La nostra vita intera è vocazione. Con parole del nostro Arcivescovo, “All’inizio c’è la scelta che Egli fa della nostra persona, la chiamata del Signore. Per questo possiamo affermare che tutta la vita (la sua chiamata) nel suo svolgersi è in se stessa vocazione: ogni circostanza, ogni rapporto diventa l’invito che, qui ed ora, il Signore ci fa a coinvolgerci con Lui (la nostra risposta)”[2].
All’inizio c’è la luce di Dio, che sorprende.
È del tutto privo di logica che Gesù si rivolga a dei pescatori e non cerchi i suoi seguaci tra persone più dotte o di più elevato livello sociale, o… con più virtù.
Eppure essi “subito, lasciate le reti, lo seguirono”. Sant’Andrea, come gli altri apostoli, non indugia, non si ferma a calcolare o a riflettere su che cosa potrà ancora fare o meno, quali saranno ancora gli spazi per la sua libertà e la sua autonomia. Egli semplicemente si alza e lo segue; si fa conquistare da un amore che gli ha toccato il cuore.
Ancora il nostro Cardinale nell’omelia dell’Immacolata dell’anno scorso aggiungeva: “La libertà dell’uomo non è anzitutto iniziativa, ma risposta. La sua forma compiuta è quella dell’accoglienza spalancata al dono che la precede e le viene offerto. Ciascuno di noi non può forse identificare il sapore della vera libertà nell’esperienza dell’essere amato? Quando si è autenticamente amati il nostro essere si dilata e si muove più liberamente.”[3]
Molto spesso noi, giovani e meno giovani e anche noi educatori o sacerdoti, di fronte alla possibilità della chiamata divina, tendiamo a ritrarci, a discernere, valutare, dirimere, temporeggiare.
Desideriamo trovare certezze e sicurezze, scegliere con cognizione di causa, se non addirittura ricevere un segno straordinario. Ma la vita dei santi ci fornisce indicazioni diverse, a volte addirittura sorprendenti. Che cosa c’è di straordinario nel “Tolle, lege” che portò sant’Agostino a compiere l’ultimo passo verso una conversione faticosamente cercata? O ancora: non ci sembra strano e per nulla soprannaturale la elezione per acclamazione popolare di Ambrogio a Vescovo di Milano quando ancora non era che catecumeno? Si sarebbe dovuto aspettare che almeno ricevesse il battesimo!
Nella sua meravigliosa e indimenticabile visita pastorale a Milano nel giugno scorso, a san Siro, rivolto ai cresimandi e cresimati, il Papa ha detto a chiare lettere “ogni età è buona per seguire Cristo”. Ricordo, a proposito di età e di strumenti umani che una persona qualche mese fa mi raccontava che da bambino, in un paesino dell’entroterra ligure, senza volerlo, bruciò il tetto della scuola. Si era trattato evidentemente delle conseguenze non volute di una sua imperizia nel manovrare una stufa a legna; fatto si è che da lì si era scatenato l’incendio, grazie a Dio in orari in cui la scuola era vuota. Il ragazzino andò a confessarsi e, a distanza di anni ricorda ancora con vivezza quella confessione, di cui aveva una grande paura: rimase colpito di come il sacerdote (anziano e malato) lo trattò con misericordia. Adempiuta la penitenza impostagli, il bambino non lasciava la chiesa, tanto che il buon sacerdote gli si avvicinò chiedendogli perché fosse ancora lì. E il bambino gli rispose che, colpito dal suo esempio, voleva farsi sacerdote. Aveva allora meno di dieci anni, e quindi anche il seminario minore era prematuro: “lo dirai al mio successore”, concluse il buon prete. Un paio di anni dopo arrivò il nuovo parroco: la sostituzione era ormai necessaria a motivo del fatto che la salute del predecessore si era notevolmente aggravata. Il parroco uscente, dal suo letto, chiamò il nuovo e gli disse: vai da quel ragazzino, e fatti raccontare quello che sa che ti deve dire. Il nuovo parroco convocò il bambino e gli chiese di che si trattava: Il bambino disse che voleva farsi sacerdote, ed entrò in seminario. Ora è un Cardinale della Chiesa.
Quel santo sacerdote malato e anziano non si era dimenticato del bambino; non aveva pensato che la manifestazione di quel desiderio fosse un mero slancio sull’emozione del momento. Si dice, a volte: se davvero è una chiamata divina, risuonerà nuovamente nel cuore. Tutto ciò è ovviamente vero, ed è necessario il giusto discernimento (che è sempre ecclesiale), ma chiediamo a Nostra Madre la grazia di saper rigettare ogni forma di pusillanimità.
Sembra quasi che al giorno d’oggi Dio sia l’unico che può aspettare: tanto è eterno! Il resto no.
Tutto oggi è pervaso dalla fretta, dalla immediatezza: a una mail si risponde subito; se suona il cellulare ci precipitiamo compulsivamente a rispondere, in qualunque circostanza ci troviamo… Come rispondiamo a Nostro Signore? Quanto lo facciamo attendere?
Ma come matura la vocazione? Nel dialogo con Dio, certamente. È nella preghiera che si forgia il nostro futuro, la nostra vita. Permettiamo al Signore di allargare i nostri orizzonti e abbandoniamoci con semplicità nelle mani di chi può guidarci.
A chiare lettere il Concilio Vaticano II ha proclamato che tutti sono chiamati alla santità. Per tutti quindi il punto di riferimento dell’atteggiamento giusto di fronte alla chiamata di Dio è quello di Maria Santissima.
Questo non significa che per percepire la chiamata di Dio e per corrispondervi si debba essere perfetti, senza difetti.
Sotto sotto pensiamo che la vocazione sia cosa da privilegiati. Io, che sono così meschino? Io, che mi sento così tanto indietro? Ma la vocazione è cammino, e lungo questa strada il Signore ci assiste e ci conforta con il suo soccorso. Ciò che Dio comanda lo rende possibile con la sua grazia, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica a proposito della vita morale. Possiamo applicare questa frase alla vocazione personale: è Dio stesso che ci prepara il cammino e ci sostiene lungo la strada.
Certo, rispondere di sì a Dio significa sempre, almeno in qualche misura, perdere il controllo: che cosa succederà, poi? Quo vadis, Domine? (dove vai, Signore[4]? Dove mi porterai?). Chiediamo alla Madonna la grazia di comprendere che la vocazione è sempre un “seguitemi!”, “seguite Me!”. I particolari della vocazione si chiariranno nell’ambito del discernimento, strada facendo, con la guida della direzione spirituale: è giusto in questo non pretendere di avere tutto chiaro in anticipo, anche perché parte costitutiva della comprensione della vocazione di ciascuno, è la disponibilità di fede e di abbandono nei confronti di Dio.
E allora se sei giovane e, nel tuo dialogo con Gesù, cominci a percepire che ti chiede di più, che ti si presenta come l’Amore della tua vita… impara dalla Madonna, cerca di maturare nel tuo dialogo con Gesù la vera disponibilità, quella che Ella ha espresso con le parole “ecce ancilla”: Signore, per Te e con Te sono pronto a tutto quanto mi chiedi, fiat mihi secundum verbum tuum.
Comincerà allora il discernimento, che porterà a compimento, darà “forma” alla disponibilità di amore: la strada è rivolgersi a un sacerdote di cui hai fiducia, aprigli il cuore con sincerità.
E se per te invece sono già passati diversi anni della vita e hai raggiunto “una certa età” senza che ancora ti sia posto il problema della volontà di Dio su di te, pensa che la chiamata è rivolta a tutti; per tutti il Signore ha un disegno di amore. Anche per chi è già sposato da anni ed è padre o madre di famiglia, la vita è vocazione. Forse anche tu puoi ascoltare la voce di Dio che chiede di più, che chiama ad una pienezza di dedizione.
Così con il tempo e i passi che saranno necessari, sia per i giovani che per i meno giovani, la vita si ricomporrà come un puzzle, i pezzi che fino a quel momento sembravano non adattarsi si uniranno, e apparirà un disegno meraviglioso, quello che Dio ha pensato per te fin dall’eternità. Dirai, con la bocca aperta: “Era questo, Signore! Grazie! Che bello!”.
Per tutti il Signore ha delle sorprese in serbo. Per alcuni, lo ripetiamo,  sarà il sacerdozio, o una donazione di celibato apostolico in mezzo al mondo, o la vita consacrata; per molti sarà il matrimonio, che pure è vocazione…
Chiediamo alla Vergine Santissima di aiutarci a scoprire che la nostra libertà è la capacità meravigliosa di rispondere con amore all’amore sorprendente di Dio. E di rispondere con tutta la generosità del nostro cuore. Le chiediamo di vedere la strada che il Signore ha preparato per noi, ma anche di aiutarci a percorrerla.
Oggi c’è un ostacolo fondamentale, specialmente tra i giovani: la paura del futuro. Quante incertezze, camuffate sotto l’apparenza di false sicurezze. Mille uccelli del malaugurio gracchiano intorno a noi, con il loro verso stridulo: “stai attento!”. Manca speranza. Ci si vuole muovere solo con la sicurezza di non sbagliare, con la certezza che non ci saranno difficoltà. E così la vita si spegne, si appiattisce. Questa è la vera vecchiaia del mondo: “Un uomo è vecchio quando in lui i rimpianti superano i sogni” diceva un famoso scienziato. Sembra che non sappiamo più sognare. Se guardiamo il futuro ci giriamo spaventati dall’altra parte.
In questo modo, inconsapevolmente, ci facciamo prendere da un atteggiamento puramente umano, proprio quello che san Paolo stigmatizza nella seconda lettura: “È forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? (…) Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!”[5]
Le parole fiere dell’Apostolo delle genti valgono anche per noi. Nel cammino della vita come vocazione è il Signore a starci davanti e ad aprirci strada.
La Madonna ci accompagna lungo il cammino, con il suo sguardo incoraggiante e materno. Anche Lei ha sofferto, ha vissuto il momento dell’ abbandono della Croce, quel momento terribile nel quale una spada le ha trapassato l’anima. Scrive Benedetto XVI riferendosi a quel momento e rivolgendosi direttamente all’Immacolata: “Era morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In quell’ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell’angelo, con cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell’annunciazione: non temere, Maria!” Facciamo nostre queste parole del Pontefice e, rivolti alla Vergine Santa, anche noi le chiediamo “insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!”
Amen.



[1]Mt 4, 18 (Vangelo della Messa).
[2]Omelia per la Solennità dell’Immacolata 2011.
[3]Ivi.
[4]Gv 13, 36.
[5]Gal 1, 10 – 12.

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