Autunno, foto di Sofia Mardegan |
Don Valentino Guglielmi intitolò TI AMO il libretto che distribuiva gratuitamente, da cui prendo questi post. Sono parole che lui a volte suggeriva a persone che gli chiedevano consigli spirituali. Dopo aver dato loro le risposte e gli orientamenti opportuni, magari dal confessionale della chiesa, diceva loro (così raccontano i protagonisti) di andare davanti a Gesù, nascosto nell’Eucaristia, e dirgli proprio così: Ti amo. La sapienza pastorale semplice e profonda racchiusa in queste parole da esperto educatore delle anime, mi ricorda alcuni punti di Cammino di san Josemarìa, che don Valentino conosceva bene: per esempio: “Devi perdere la paura di chiamare il Signore col suo nome – Gesù – e di dirgli che lo ami”(n.303) oppure: “Dio mio, ti amo, però…insegnami ad amare!” (n.423)
In questo libretto c’è un’Introduzione che oggi propongo, particolarmente intensa. Quando la leggo non posso non pensare che la riferisse in primo luogo a se stesso, ma allo stesso tempo con lo sguardo raggiungeva quelle persone che prendeva per mano e incoraggiava all’avventura dello spirito e della vita. Forse si riferiva proprio al mistero di quel dialogo tra fedele e sacerdote, che chiamiamo direzione spirituale. Ai timori e ai risultati sorprendenti che racchiude.
INTRODUZIONE
Pervicace resistenza della verità delle cose. Timore della fatica di lasciarti riordinare il cuore e forse più ancora del rischio di essere espropriato della tua identità.
Serve qualcuno che ti tenga per mano e ti incoraggi ad affrontare l’avventura capace di aprirti alla perenne novità che vuoi e disvuoi.
Pare questo il momento cruciale: consegnarti.
Troverai la sorpresa, quello che ti incuteva paura è quanto desideravi senza sapere che cosa fosse, ti si svela come un amore e ti da a conoscere te stesso.
I pensieri che ti nascono in cuore come i sogni, che svaniscono all’alba, attendono di essere tradotti in parole che siano capaci di trasmettere qualcosa del tuo cuore a chi desideri ascoltarti.
Ho cercato le parole per narrarti l’acqua.
Come il respiro riempiono e svuotano,
svelano e coprono.
per un attimo, trattenendo il fiato,
ho visto l’acqua.
E’ la minuscola forza del seme in germoglio.
La fragilità e la morbidezza delle sue radici lo rende capace di nutrirsi nel terreno più aspro e gli dà forza per diventare albero robusto, capace contro le intemperie e fecondo di frutti.
In due si capisce meglio tutto, anche i sogni hanno un posto e diventano degni di essere tradotti in realtà.
In due. Mi fa ricordare un mandato evangelico.
Il desiderio di Gesù di tenerci compagnia.
Grazie.