Commento al vangelo della VI domenica di Pasqua
Nella VI domenica di Pasqua, leggiamo una parte dell’incontro di Pietro con il centurione Cornelio della coorte italica, dunque proveniente dalla nostra penisola. L’episodio è messo in collegamento con la prima lettera di Giovanni dove riceviamo la sublime rivelazione che “Dio è amore” e con la seconda formulazione del comandamento nuovo dell’amore. Le tre letture domenicali sono molto collegate tra di loro.
Gv 15, 9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Pietro reagisce a Cornelio, che gli si getta ai piedi, rialzandolo e dicendogli: “Anche io sono un uomo!”. Pietro è consapevole della sua piccolezza.
Anche la vicenda che l’ha portato da Cornelio è eloquente. Ha organizzato tutto il Signore. È intervenuto direttamente nella vita di Cornelio inviandogli il suo angelo per dirgli di far venire a casa sua, a Cesarea, Simon Pietro
Il giorno dopo ha preparato Pietro, che stava pregando sulla terrazza a Giaffa, alla visita e all’invito di quei pagani, con la visione ripetuta tre volte del cibo di ogni genere che scendeva dal cielo verso di lui con l’invito a mangiare tutto ciò.
Lui non voleva perché vi erano animali che secondo la legge di Mosè erano considerati impuri. Ma la voce dal cielo gli disse che avrebbe potuto mangiare tutto ciò perché era purificato da Dio. Creato da Dio e quindi puro. Inoltre purificato anche con la redenzione di Cristo che ha riconciliato a Dio tutte le cose create, essendo anche lui come una creatura e vivendo e lavorando come uno di noi.
Pietro accetta di andare a Cesarea nella casa del pagano Cornelio.
Lì riconosce davanti a tutti, con umiltà, che ha capito “che Dio non fa preferenze di persone”: Dio è aperto a tutti, è venuto per tutti, ama tutti.
Pietro si lascia cambiare la mente da Dio. Il grande problema dell’apertura del cristianesimo verso i pagani viene risolto dai fatti dell’iniziativa di Dio e dalla conseguente docilità mentale arricchita di umiltà degli apostoli.
Mentre Pietro parla, lo Spirito Santo si effonde sui pagani che con Cornelio lo stavano ad ascoltare. Non hanno ancora ricevuto il Battesimo e la Confermazione, rimane dunque chiaro che Dio può donare la sua grazia anche senza i sacramenti e anche questo fatto richiede umiltà a Pietro: Dio potrebbe fare a meno di lui
Ma invece egli predilige sempre di non fare da solo, ma di farsi aiutare dai cristiani.
Perché ci ha chiesto di amarci come lui ci ha amato e l’amore tra noi è la strada perché viva in noi l’amor di Dio.
Nella casa di Cornelio è l’amore di Pietro il tramite dell’amore di Dio.
Pietro che si è messo in viaggio e non ha avuto paura di entrare nella casa di un pagano, che ha accolto umilmente la visione degli alimenti che sono tutti puri, che si è lasciato cambiare la mente dallo Spirito Santo. Diventa canale dell’arrivo dello Spirito Santo.
Non solo Pietro, ma anche gli altri cristiani provenienti dall’ebraismo notano che lo Spirito Santo è entrato nei pagani. Li sentono parlare in lingue diverse e glorificare Dio.
Il loro pregiudizio di essere gli unici ad essere amati da Dio è sconfitto dai gesti stessi di Dio.
Pietro obbedisce a Dio e ordina che vengano battezzati. Così i primi cristiani provenienti dall’ebraismo conoscono la potenza d’amore dello Spirito Santo. L’amore che viene da Dio non fa preferenze di persone.
Giovanni nella sua prima lettera ci rivela altri aspetti dell’amore di Dio. Dio stesso è amore e l’amore significa amare per primo come ha fatto Dio con noi, e significa amare non solo con le parole ma con il fatto di donare il Figlio, cioè se stesso, per darci la vita ed espiare i nostri peccati.
Quindi avendo ricevuto l’amore di Dio possiamo amarci gli uni gli altri e se amiamo significa che siamo stati generati da Dio e abbiamo conosciuto Dio.
Gesù dichiara che ci ama come il Padre ama Lui e ci chiede di rimanere nel suo amore.
Ci chiede di osservare i suoi comandamenti per rimanere nel suo amore, come lui ha osservato i comandamenti del Padre e rimane nel suo amore.
In realtà il comandamento che il Padre ha dato a Gesù è uno solo: quello di venire tra noi e donare la sua vita per noi, per amore.
Anche il comandamento di Gesù ai suoi discepoli è uno solo: è il comandamento nuovo, di amarci come Lui ci ha amato, dando la vita gli uni per gli altri.
Se osserviamo questo comandamento di amarci come lui ci ha amato, di donare la vita per i fratelli, allora stiamo rimanendo, dimorando, abitando nel suo amore.
Dio è amore. Dobbiamo fidarci sempre di Lui in ogni circostanza. Egli ci dà la forza di affrontare ogni difficoltà. Ogni cristiano deve essere missionario e diffondere amore