Commento al Vangelo XXVIII domenica
L’11 ottobre celebriamo la domenica XXVIII del tempo ordinario. Nel rito romano si legge la terza delle parabole sul Regno che Gesù racconta a capi dei sacerdoti e farisei.
Mt 22, 1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Gesù nelle parabole del regno dei cieli riferite da Matteo, ci svela alcuni aspetti del Padre.
Nella prima il Padre vuole affidare ai suoi due figli il lavoro della sua vigna. Ci chiama quindi a lavorare nel suo regno.
Nella seconda il Padre come padrone della vigna cerca i frutti del lavoro che ci ha affidato: la vendemmia, il vino.
Nella terza il Padre è descritto da Gesù come un re che prepara un banchetto per il figlio e invita molta gente.
Quindi Dio Padre ci affida il suo regno, ci chiede conto del nostro impegno, poi con i frutti del nostro lavoro, che noi sappiamo venire tutti da Lui e dalla sua benevolenza, organizza una grande festa, con molti altri beni che mette a disposizione di tutti.
Dio è un re che per fare contento suo Figlio crea l’umanità e la chiama a entrare in comunione di festa con il Figlio e quindi con sé.
Fa tutto lui, pensa a tutto lui. Le nozze, la festa, i buoi uccisi e altri animali ingrassati.
Ma gli invitati rifiutano l’invito.
Il re non si scoraggia e li invita di nuovo, con più forte motivazione: “Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma il disinteresse continua, pensano ai loro affari, e quel che è peggio, insultano e uccidono i suoi servi.
Vi si può vedere la storia del popolo eletto che si distanzia dal progetto di Dio che l’ha scelto come sua nazione.
Il re manda soldati, uccide gli assassini e distrugge la loro città.
Si può vedere in questa città la Gerusalemme distrutta dai romani nel 70 d.c..
Nel linguaggio apocalittico, la distruzione è comunque via di comunione.
Distruzione del male perché l’uomo peccatore possa convertirsi e rinascere in Dio.
La rinascita si manifesta nella chiamata di Dio rivolta a “tutti quelli che troverete”.
I servi vanno nei crocicchi delle strade e chiamano proprio tutti: cattivi e buoni. E si riempie la sala.
Come nelle parabole del grano e della zizzania, o dei pesci buoni e cattivi: tutti sono chiamati. La chiamata è gratuita, l’amore di Dio è donato senza merito.
Ma c’è un invitato senza la veste nuziale.
Vi era una consuetudine allora: l’abito nuziale veniva regalato dal re che invitava. Non averlo indosso, significava averlo rifiutato. Non ha riconosciuto nell’abito donato dal re, il suo amore gratuito.
L’uomo dopo il peccato di Adamo soffre la tentazione dell’autosufficienza o del non sentirsi degno della salvezza regalata da Dio.
Pensiamo all’abito bianco del battesimo. È un regalo gratuito di Dio per diventare suoi figli.
Il rifiuto significa rifiutare la grazia di salvezza che da Dio è regalata, pensare di salvarsi con le proprie forze, senza l’aiuto di Dio.