Commento al Vangelo della quarta domenica di Quaresima (anno A)
Nella quarta domenica di Quaresima (anno A) leggiamo nella Messa il Vangelo del cieco dalla nascita guarito da Gesù alla piscina di Siloe.
Lungo e per certi versi angosciante brano del Vangelo se lo leggiamo sottolineando l’incredulità, la prepotenza e il sopruso della libertà da parte di farisei, sinagoga, opinione pubblica e chiacchiere di strada.
Ho scritto questo breve commento settimane fa prima di ogni sospetto che avremmo vissuto questa quarta domenica di Quaresima con messe senza popolo e trasmesse in streaming.
Una traduzione in spagnolo di questo commento è stata pubblicata dalla rivista Palabra (mese di febbraio 2020) e quasi integralmente lo si può ritrovare in un mio articolo su Studi Cattolici del mese di febbraio 2020 (che puoi leggere qui).
Oggi lo scriverei in modo diverso.
Forse potremmo a partire da questo Vangelo chiedere a Gesù di aprirci gli occhi perché comprendiamo, con gli occhi della fede, che cosa vuole che impariamo in questa quarantena forzata che investe il mondo.
Gv 9, 1-41
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. (…)
Il cieco dalla nascita che riceve da Gesù la vista, è ogni uomo che riceve da Dio il dono della fede.
Nella festa dei tabernacoli il sacerdote attingeva dalla piscina di Siloe l’acqua lustrale da riversare sull’altare e la sera le fiaccole sul tempio illuminavano la città.
Acqua e luce, che in questa vicenda simboleggiano l’acqua del battesimo e la luce della fede.
Il cieco nato attrae l’attenzione di Gesù, che per primo lo vede, e dei suoi discepoli che, immersi negli errori della loro cultura religiosa, gli chiedono: chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per finire così?
Il cieco non dice parola, non viene descritto.
Non se ne conosce il nome.
Perché è ciascuno di noi, che siamo scelti e chiamati da Dio.
Gesù dà per scontato che il cieco voglia vedere, non glielo chiede nemmeno.
Fa l’impasto di saliva e fango e glielo spalma sugli occhi. Vai a lavarti alla piscina di Siloe.
Il cieco va, si lava ed ecco che ci vede!
Non fa in tempo a gioire dello spettacolo della luce e dei colori, dei volti e del cielo, che entra nel tritacarne del sospetto della gente, dei delatori e dei custodi della legge.
Gli interrogatori sospettosi che si susseguono lo aiutano però a fare un cammino interiore.
Nella prima fase sono i vicini e i conoscenti che gli chiedono: com’è che adesso ci vedi?
E lui dichiara che “l’uomo che si chiama Gesù” ha fatto quello che ha fatto e lui ora ci vede.
Ha conosciuto Gesù come uomo.
Non contenti questi zelanti lo conducono dai farisei.
Anche a loro racconta i fatti e quelli si mettono a discutere: chi dice che Gesù non osserva il sabato e dunque non viene da Dio, altri perplessi si chiedono come può un peccatore fare quelle cose.
Quindi chiedono al miracolato: cosa ne dici? “E’ un profeta”.
Ecco come matura la sua fede.
Prima uomo, adesso profeta.
A questo punto pensano che sia un impostore e che non sia mai stato cieco.
Chiamano dunque i genitori, che testimoniano che lui nacque cieco.
Ecco la terza fase degli interrogatori: lo chiamano di nuovo e lo apostrofano così: “Dà gloria a Dio”.
E l’ex cieco che ora ci vede veramente dà gloria a Dio senza più paura e dichiara la sua certezza che Gesù “viene da Dio”.
La sua fede cresce e si rafforza grazie alle prove e alla luce dei suoi occhi che non perde più: Gesù è uomo, profeta, e viene da Dio.
Allora lo buttano fuori: non ci può essere dialogo con l’ottusità dell’ideologia.
E per il nostro amico arriva la quarta tappa della crescita.
Gesù sa che l’hanno cacciato e si fa incontrare di nuovo: “Tu credi nel figlio dell’uomo?… Lo hai visto.” (Lo vedi che ci vedi?).
“È colui che parla con te”. E il vedente: “Credo, Signore”. E si prostra davanti a Gesù.
Uomo, profeta, che viene da Dio, Signore.
Il Kyrie gli svela che è venuto perché coloro che sono ciechi vedano e quelli che pretendono di essere gli unici a vedere rimangano ciechi davanti alla luce del mondo che si rivela.