Commento al Vangelo dell’Epifania
Il racconto del viaggio e dell’ adorazione dei Magi è nel Vangelo di Matteo 2,1-12. Ne riporto un piccolo brano (2,9-11) e un mio commento.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Disse Dio ad Abramo quando lo chiamò: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra”(Gen,12,3). Matteo, con l’episodio dell’Epifania, evidenzia che già da bambino Gesù diffonde questa benedizione verso tutte le genti. Non è venuto solo per il suo popolo Israele, questo figlio di Dio che è entrato nella nostra storia, ha abitato un tratto della nostra terra, è diventato uomo come noi nel grembo di una donna. Il messia e la salvezza che viene a portare è per tutte le genti. Gesù é chiamato fin dal primo momento della sua esistenza terrena ad incontrare la gente e le genti. Prima Elisabetta, Zaccaria, Giovanni non ancora nato. Poi i pastori di Betlemme. Nel tempio i più pronti: Simeone e Anna. Adesso i Magi venuti dall’oriente. Sapienti di chissà quale credo religioso. Chi li ha guidati fin qui? Lo Spirito Santo che guida tutti verso Gesù. I Magi lo hanno conosciuto guardando le stelle, studiando la loro scienza. Lì hanno trovato la voce di Dio che li incita a mettersi in viaggio. Li ha chiamati come chiamò Abramo a uscire dalla sua terra. Anche loro verso la terra promessa: cercatori di Dio, viaggiatori coraggiosi. Pieni di speranza. Lasciano comodità e certezze e si lanciano nell’avventura di trovare il re dei giudei, inviato da Dio. In quella stella speciale che si muove trovano i segni di Dio che parla in tanti modi a chi lo sa ascoltare. Se la stella scompare, hanno bisogno di interpreti. E’ nato un re e quindi, ingenui, vanno dal re di Gerusalemme. I capi dei sacerdoti e gli scribi, consultati da Erode, mostrano di avere la scienza di Dio e delle sue Scritture, e sanno con precisione dove può essere nato il re dei giudei. Ma non si muovono, non vanno ad adorare: la loro scienza non scalda il loro cuore, che rimane freddo e sepolto sotto la superbia del sapere, la piaggeria di fare solo ciò che piace al loro re e non cambia la loro vita e i privilegi acquisiti. Sono i sacerdoti del tempio, cosa potrà mai aggiungere alla loro scienza un bambino nato a Betlemme? Mettono neutramente la loro scienza al servizio della morte: potevano intuire come Erode avrebbe usato la loro informazione. Noi che leggiamo, se impariamo dai Magi andremo diritti a cercare il Figlio di Dio che è nato, freschi nell’ascolto delle cose nuove che Dio fa, aperti alla fantasia dello Spirito Santo. Se facciamo esperienza in negativo dai sacerdoti e dagli scribi, non ci accontenteremo di ciò che sappiamo, del ruolo acquisito, di ciò che si è sempre fatto, di ciò che tutta Gerusalemme considera cosa buona perché acquisita dalle abitudini. ll turbamento della notizia nuova ci muoverà a cercare nella normalità della nascita di un bambino e di una famiglia che lo circonda, la presenza di Dio. A donargli l’oro che abbiamo con noi. A seguire la voce di Dio che ci guida con le stelle, e la voce degli angeli che ci parlano in sogno
.